SSD parla al Senato dei problemi della Nazionale e “percepiamo” un gigante in un mondo di nani
Il numero uno dei giallorossi ha mostrato i muscoli, respingendo ai mittenti le accuse sul Lecce "straniero"
Avere come Presidente della squadra di calcio un Avvocato di spessore nazionale oltre che Professore d'Università, ha i suoi vantaggi e ce ne siamo accorti quando ieri l'abbiamo ascoltato intervenire al Senato, prendere la parola con naturalezza ed estrema chiarezza e spiattellare con animo fiero, davanti alla commissione, quali siano i mali del calcio in Italia.
Senza fare nomi e cognomi ma con estrema lucidità ed a testa alta ha elencato le storture del sistema calcio così come avviene amministrato oggi. Sticchi Damiani non difende se stesso quando parla e neanche si auto-promuove agli occhi degli astanti, per lui al primo posto viene sempre e soltanto il bene del Lecce e da qui parte come un treno per spiegare a tutti quanto la piccola società salentina, tra mille sforzi ed altrettante intuizioni, sia un modello da seguire.
Italia fuori dai giochi europei: colpa di chi?
Nel caso specifico, a fronte del solito chiacchiericcio e dello scaricabarile al quale assistiamo dalla sconfitta degli azzurri contro la Svizzera, ha parlato per il bene della Nazionale dando alcune chiavi di lettura valide, sull'interpretazione della Legge Melandri che fino all'altro ieri era stata “usata” dai soliti noti per appropriarsi di più proventi resi dalla Lega o dai diritti TV e del paragrafo C di detta legge, mai utilizzato. Paragrafo che premia appunto le formazioni di serie A che danno più spazio ai giovani italiani, lasciando intendere che le big del campionato se ne fregano di far crescere i ragazzi meritevoli, ma poi tutti si lamentano che il Lecce abbia vinto il campionato Primavera con pochi italiani.
Come se il Lecce, da sempre, fosse il serbatoio della Nazionale Italiana. E' uno scherzo? Per alcuni è sempre più facile arrivare al “falso problema”, quello più facile e qualunquista, piuttosto che dire che è la serie A ad essere infarcita dagli stranieri e mai può essere colpa del Lecce (o delle medio-piccole) che negli ultimi anni ne ha fatti sette di C, due di B ed è soltanto al terzo campionato di serie A.
Ha fatto capire senza mezzi termini che per far crescere il calcio italiano non bisogna portare la A a diciotto squadre come vorrebbero i soliti noti per cercare di arraffare più proventi allo scopo di ripianare in minima parte le loro perdite che sono catastrofiche ma valorizzare i giovani calciatori italiani, visto che negli ultimi anni sia con l'Under 17 che con l'Under 20 si sono raggiunti o sfiorati titoli continentali. Dove sono questi ragazzi? Con chi sono tesserati? Con le big chiaramente che li sfruttano fino all'età giusta e poi li lasciano morire invece di continuare a formarli.
La strada giusta
Questa è la via, i giovani validi ci sono (nel campionato primavera solo il 23% è rappresentato da stranieri) bisogna avere il coraggio di continuare ad allenarli e poi di farli giocare. Se le cosiddette big non ne sono in grado è inutile che facciano razzie su tutto il territorio italiano accaparrandosi i migliori talenti, che li lascino alle piccole società in grado di farli crescere e maturare.
Ci voleva Saverio Sticchi Damiani per dire apertamente in Senato ciò che tutti pensano ma non hanno il coraggio di dichiarare pubblicamente, perchè non sia mai fare un torto ai signori del calcio in Italia. La verità è che il Lecce ha la fortuna di avere come presidente un “gigante” che parla in un mondo di nani e probabilmente non verrà udito.