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Il Lecce perde la quinta partita consecutiva, oltre ad un punto dall'Empoli, sempre terz'ultima in questo momento. Va distinta la prestazione dal risultato e, in questa occasione, contro la Roma, i giallorossi non meritavano la sconfitta che invece ha decretato il campo.

Cominciamo dalla fine stavolta, perchè il signor Manganiello ha inciso molto sulla partita: a cominciare dai cartellini gialli rimasti nelle sue tasche, soprattutto quando dovevano essere sventolati ai difensori della Roma (almeno in due occasioni), per finire alla spinta furba ma che ha procurato un danno vistoso a Baschirotto ed ha permesso a Dovbyk di segnare l'uno a zero. Non vogliamo neanche fossilizzarci sulla decina di secondi di anticipo con cui ha fischiato la fine della contesa (già il recupero non era congruo, considerati i tempi di attesa), con palla tra i piedi del Lecce. Ma anche questo è accaduto. Forse voleva evitare il rischio che in una mischia finale i giallorossi potessero giungere al pareggio? Non lo sapremo mai.

Tornando all’episodio da cui è scaturito il gol, vorremmo dire la nostra: non è necessario che una spinta, una manata, debbano essere forti e ben visibili per procurare un danno; nel nostro caso Baschirotto era lanciato a tutta velocità per contendere la sfera ad un avversario; Shomurodov furbescamente lo spinge leggermente da dietro (e si sa che quando si corre al massimo basta davvero poco per perdere l’equilibrio) facendogli perdere la stabilità ed impedendogli sia di raggiungere il pallone ma anche di non essere pronto ad assorbire la spallata energica da parte di Dovbyk che lo manda al tappeto. Quella scaltra spintarella, non rilevata, ha procurato un danno visibile (il gol) al difendente ed a nostro parere, doveva essere sanzionata. Chissà se a parti invertite il direttore di gara avrebbe preso la stessa decisione; anche questa è una osservazione che non riceverà risposta.

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Giampaolo prepara bene la partita contro una Roma forte, reduce da tantissimi risultati utili consecutivi ed al netto di un avvio di gara in cui ci sono state un paio di incomprensioni gravi all'interno della difesa salentina, non sfruttate dal capitolini, poi il Lecce è venuto fuori e si è giocata la partita alla pari contro i più quotati avversari.

Il tecnico giallorosso ha finalmente tolto dalla naftalina Gaspar, pronto da quasi un mese ormai, ha ridato a Ramadani la leadership del centrocampo insieme a Coulibaly e sulla fascia sinistra ha osato di più con Karlsson prima e con Banda poi, al posto di Morente. Il Lecce si è fatto rispettare, trascinato da un tifo incessante e non ha mai abbassato la testa nonostante gli attacchi della Roma in qualche frangente abbiano messo a dura prova la fase difensiva dei giallorossi di casa. Ha cercato di ribattere sempre ed in un paio di occasioni è andato anche vicino al gol. Poi l’epilogo lo conosciamo.

La quinta sconfitta consecutiva non ci fa dormire sonni tranquilli, questo è inutile negarlo, anche se un barlume di rinascita nella prestazione non possiamo far finta di non averlo visto. Evidentemente è ancora poco per portare a casa punti. Certo ci sono alcuni elementi che hanno giocato pochissimo e non ci si può aspettare che attraverso la magia o schioccando le dita diventino immediatamente determinanti: pensiamo a Ndri, a Banda, allo stesso Karlsson. Ce ne sono altri che invece sono sottotono e non parliamo di Krstovic che contro la Roma pur impegnandosi al massimo si vedeva non fosse al 100% dopo due partite con la sua nazionale e forse sarebbe dovuto partire dalla panchina, ma ce ne sono altri che ci preoccupano di più, il primo tra loro è Falcone.

Mai ci saremmo aspettati di dover scrivere sul portierone quello che stiamo dicendo: la lentezza con cui fa riprendere il gioco è sconcertante; attende che tutti i suoi compagni siano nelle posizioni a loro assegnate, tipo baseball, per dare il via al gioco sempre allo stesso modo, col passaggino al difensore, all’interno dell’area di rigore. Peccato che nello stesso momento in cui si posiziona la nostra squadra, stia dando modo agli avversari di occupare le loro posizioni avendo i riferimenti già belli e pronti. La capacità di lettura che Falcone “vede” nello sviluppo palla a terra, coi piedi, è nettamente insufficiente; nelle uscite non regala sicurezza ai suoi compagni di reparto (anche oggi a farfalle e per fortuna che c’era fuorigioco) ma soprattutto, in particolare contro la Roma, ha preso gol sul suo palo. Insomma, non è sicuramente un periodo in cui brilla di luce propria.

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La sconfitta con la Roma brucia perché immeritata ma gli interpreti non devono farsi condizionare dal periodo. Devono andare avanti nella consapevolezza che la salvezza sarà di chi ha fatto le cose meglio.

La prossima sarà contro il Venezia, ancora a casa e non ci piace quello che stiamo leggendo in giro, come se dei lagunari dovessimo facilmente fare un sol boccone. Venezia e Lecce sono due formazioni che si equivalgono, quindi può succedere di tutto. L'aggravante è che il Venezia verrà a Lecce per fare la partita della vita, per vincere, perché soltanto ottenendo i tre punti potrà continuare a sperare. Di conseguenza ci vuole la massima attenzione, continuare sulla stessa falsa riga vista contro la Roma perché le partite che mancano alla fine sono sempre di meno e non c'è più il tempo per fidarsi della posizione in classifica degli avversari né tantomeno si può continuare a contare sulle disgrazie altrui. Il tempo della “pace” è finito, è bene che il Lecce inizi la sua “guerra” sportiva. Lo si deve al territorio, ai tifosi, alla proprietà ed alla “storia”.

 

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