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Genova è stata l’ennesima goccia in un vaso pronto a traboccare. Difficile immaginare una partita del genere alla vigilia. Complicato commentare una prestazione del genere nel post partita.

Questa stagione sta durando un’eternità. Cioè, il tempo è lo stesso di sempre: da fine agosto ad oggi sono circa 7 mesi, però in questi mesi è successo talmente di tutto che sembrano anni o, forse, decenni. Siamo invecchiati appresso a questo campionato, ci sentiamo invecchiati mentre viviamo questo campionato.

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Fine polemiche mai 

Non c’è stata una settimana senza polemica. Quando si è perso la piazza è andata alla ricerca dei colpevoli. Al plurale perché non è mai solo uno, anche se di solito si cerca un capro espiatorio da sacrificare e lo si bombarda di critiche fino allo sfinimento.

Quando si è pareggiato, vedi il pareggio con l’Empoli che ha portato all’esonero di Gotti o quello di Monza di qualche settimana fa, si doveva vincere a tutti i costi. Come se il Lecce in Serie A ci avesse abituato a vincere le partite contro le dirette concorrenti alla salvezza. Si chiama salvezza perché bisogna salvarsi e per salvarsi si perdono almeno 18 partite a campionato. Dopo 19 stagioni di massima serie ancora questo concetto non sembra chiaro a molti.

Quando si è perso si è scatenato il putiferio. Molto spesso giustamente, soprattutto nell’ultimo periodo con Gotti in panchina e nell’ultimo mese vissuto adesso. Un tutti contro tutti generale che, però, porta distruzione, polemiche, straschichi e tossine che la squadra assorbe e non riesce a mandare via nemmeno con lo sgrassatore. Ci dovrebbe essere sempre un limite, soprattutto a marzo, con 9 partite da giocare, 5 delle quali in casa. La differenza nella critica la ripetiamo spesso: distruttiva o costruttiva fa tutta la differenza del mondo. Lo dicono le parole stesse. La prima distrugge, la seconda ti permette di costruire.

Ultras Lecce Curva

Atteggiamento da tifoso 

Non essere soddisfatti, essere delusi, amareggiati, anche arrabbiati è legittimo se si tifa Lecce. Se si ha questa forte passione. Se il proprio entusiasmo viene spento da opache prestazioni sul terreno di gioco. Nessun tifoso del Lecce chiede di vincerle tutte, per carità. Ma almeno lottare, combattere, dare tutto per la maglia e poi vedere dove si è arrivati. Senza rimpianti.

Ironizzare, rinfacciare denaro e chilometri percorsi e disunire l’ambiente, invece, non è un comportamento da tifosi. Il tifoso, in quanto tale, non può godere delle sconfitte della propria squadra del cuore pur di dire “io l’avevo detto”. Il tifoso, in quanto tale, si abbona, viaggia e spende soldi per la propria squadra del cuore perché vuole farlo, perché questo lo rende felice, perché in casa ha 19 giornate da passare insieme agli amici di sempre ed in trasferta respira il profumo del Salento nei settori ospiti di tutta Italia. Rinfacciarlo dopo ogni sconfitta è di cattivo gusto, inutile, inopportuno. 

Chi sa come finirà, lo dica adesso 

Non lo sappiamo come finirà questo campionato. Anzi, le stagioni che partono con il piede sbagliato e continuano in questo modo, con poche luci e tante ombre, sappiamo bene come finiscono. Allora arrendiamoci. Tutti. A 9 partite dalla fine, con 27 punti a disposizione, 3 scontri diretti da giocare e 3 punti di vantaggio sul terzultimo posto, arrendiamoci. Qualcun altro ne approfitterà. E nemmeno questa volta scriveremo la storia. Anche questa volta ci fermeremo a 2 salvezze consecutive perché non siamo capaci di conquistarne 3 di fila. 

Eppure, un altro modo ci sarebbe. 9 partite tutti insieme. Tanto per i processi c’è una estate intera. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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