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Chirurgico, essenziale ma anche necessario, questo è stato il mercato del Lecce nella finestra di gennaio che si chiuderà il trentuno. Pantaleo Corvino e Stefano Trinchera avevano il compito, non facile, di migliorare una rosa che comunque era nelle primissime posizioni in classifica. Dovevano stare attenti a non essere troppo invasivi, incidere ma senza turbare quegli equilibri che si erano ormai creati nel girone di andata.

Lo “stato maggiore” della società giallorossa composto appunto dal Direttore generale dell'area tecnica, dal Direttore sportivo e l'ultimo giorno anche dal presidente Saverio Sticchi Damiani è già rientrato in sede avendo concluso per tempo le operazioni sia in entrata che in uscita e respingendo fermamente le proposte (presunte o reali) per i gioiellini presenti in squadra.

Sulla carta la missione che si erano proposti è stata portata a termine: serviva un'alternativa a Coda nel ruolo di punta centrale? E' arrivato Asencio.

Un difensore centrale per riportare a quattro elementi la batteria? E' arrivato Simic.

Una mezz'ala per dare profondità al reparto di centrocampo? E' arrivato Faragò.

Serviva un esterno che potesse essere una valida alternativa sia a destra che a sinistra? E' arrivato Ragusa.

In ultimo, ma solo per situazioni contingenti, era necessario sostituire Marco Bleve infortunato ed è arrivato Plizzari.

I dirigenti sono anche riusciti a trattenere in organico l'ottimo Calabresi, respingendo le “sirene” provenienti da Brescia

In uscita, oltre a Meccariello e Bjarnason nei primissimi giorni, c'è stata anche la cessione di Paganini e quella molto più complessa di Olivieri.

Il ragazzo ex Empoli non è riuscito a rispondere alle aspettative che in estate il club giallorosso aveva riposto in lui, tanto da prenderlo dalla Juventus accettando un obbligo di ricatto prefissato. Probabilmente si sperava che potesse adattarsi meglio nel ruolo di esterno di un 4-3-3, in realtà il suo istinto è quello di giocare da seconda punta e nonostante l'impegno (impiegato anche da punta centrale) non è riuscito a convincere.

Sul libro paga, inutilizzati, restano soltanto Benzar e Pisacane, i loro contratti ormai in scadenza, termineranno a giugno.

Il Lecce, attualmente primo in classifica, vanta una rosa competitiva nella sua interezza. Il pensiero che le così dette “riserve”, per esempio, possano essere i Gallo o i Calabresi ci fa stare sereni. Anche Faragò, Bjorkegren, lo stesso Blin, elemento affidabile, sono calciatori che giocherebbero titolari in qualunque formazione del campionato cadetto ed il giovane Helgason sta crescendo. L'esplosione di Liskowski, con l'aggiunta di Ragusa e Asencio, senza dimenticare Rodriguez, danno la dimensione di come sia stato ben costruito il Lecce e migliorato in questa sessione di mercato, almeno sulla carta. La sensazione è che una ipotetica formazione, composta soltanto dai rincalzi, abbia le carte in regola per puntare ai play-off. Rosa lunga quindi e ben composta, almeno due elementi per ogni ruolo, ma in realtà ogni reparto ne ha uno in più (Vera per la difesa, Helgason per il centrocampo ed uno a scelta tra gli attaccanti per la zona avanzata, perchè sono sette per sei posti). Questo sacrificio è stato necessario proprio per non dover subire oltremodo gli impegni ravvicinati oppure farsi trovare impreparati a causa degli effetti negativi che potrebbe procurare la pandemia, com'è accaduto nelle ultime due stagioni.

Insomma la dirigenza del Lecce ha fatto il possibile e l'ha fatto bene, nonostante il periodo di penuria che attanaglia tutte le formazioni professionistiche è riuscita non solo a costruire una rosa competitiva ma anche ad abbassare ancora un po' il tetto ingaggi.

Missione compiuta allora? Certamente no, non ancora, adesso la palla passa a Marco Baroni (il tecnico sta lavorando davvero bene) ed ai suoi ragazzi; saranno loro, unitamente ai risultati che riusciranno a conseguire sul terreno di gioco, a dire la verità.

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