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La sconfitta casalinga subita dal Lecce da parte di una delle squadre più accreditate per la vittoria di questo campionato di Serie A (ovvero l’Inter) testimonia l’esito di una sfida che, sulla carta, era praticamente dominata da un pronostico totalmente squilibrato in favore dei nerazzurri, tant’è che se qualcuno non conoscesse il risultato finale del match, ipotizzerebbe un dominio incontrastato degli uomini di Simone Inzaghi. Invece, nella realtà dei fatti, Lukaku e compagni hanno avuto ragione della difesa strenua e rocciosa a forte impronta ‘baroniana’ soltanto all’ultimo respiro. Nessun conteggio di reti fatto con il pallottoliere, nessuna goleada, ma solo un successo di misura (un beffardo 1-2, ancor più crudelmente amaro perché maturato sugli sviluppi di due azioni, una avvenuta al primo minuto di gioco e l’altra all’ultimo).

E’ vero, vince chi fa un gol in più rispetto agli avversari, ma è utile esaminare statisticamente l’operato del pacchetto arretrato del Lecce per un’analisi differente da quella che può essere fatta a caldo e di pancia, rischiando magari di tralasciare importanti informazioni che devono essere tenute in debita considerazione.

Anzitutto, alcune premesse doverose: dopo il cambio obbligato che ha visto il difensore centrale giallorosso Cetin lasciare anzitempo il rettangolo di gioco per infortunio, la difesa del Lecce ha avuto la totalità degli elementi di movimento del reparto difensivo al debutto assoluto in Serie A (Gendrey, Blin, Gallo e Baschirotto, quest’ultimo fino a poco più di tre anni fa sui campi della Serie D). Nonostante l’inesperienza – sulla carta – la difesa giallorossa ha ceduto solo sul finire dell’incontro, quando ha dovuto fronteggiare uno scacchiere offensivo avversario composto da Lukaku, Lautaro Martinez, Dzeko, Correa e Mkhitaryan, ovvero quattro attaccanti puri e un centrocampista avanzato che portano in dote, tutti assieme, qualcosa come 1102 reti ufficiali all’attivo in carriera

Un altro spunto di riflessione è collegato al fatto che, per una larga parte dell’incontro, il reparto difensivo della formazione di Baroni è rimasto poggiato su due elementi centrali, come Blin e Baschirotto, che hanno mostrato grandissima adattabilità nonostante peculiarità tecniche ed abitudini differenti da quelle proprie del marcatore (il francese è un centrocampista difensivo schierato sostanzialmente fuori ruolo, mentre l’ex Ascoli non ricopriva la posizione di difensore centrale dai tempi della sua militanza alla Viterbese). Tutto sommato, i due ‘marcatori di circostanza’ hanno scongiurato quella che molti prevedevano potesse essere un risultato tennistico.

Analizziamo quindi le performance individuali, cominciando da Wladimiro Falcone, in maniera incontrastata il migliore dei suoi. L’estremo difensore di proprietà della Sampdoria ha tenuto a galla i giallorossi, dando spazio alla sua dote principale (l’istintività) e offrendo 7 salvataggi, 3 respinte e 5 parate all’interno della sua area di competenza. Di fatto, Falcone ha neutralizzato da solo il 77% delle conclusioni degli avversari. Inoltre, ha prodotto 5 salvataggi e un’intercettazione. In più, ha vinto entrambi i duelli aerei con gli avversari. Il voto assegnato da Sofascore per la sua performance è 8.0. Ma non è tutto: StatsBomb evidenzia come il Lecce abbia fatto registrare un valore di PSxG (ovvero il computo dei gol subiti attesi a seguito delle conclusioni in porta degli avversari) pari a 2,48 (quindi più alto del numero dei gol effettivamente realizzati dall'Inter, ovvero 2). Tradotto in parole povere: Falcone ha evitato, con le sue parate, circa mezzo gol ulteriore dei nerazzurri; in pratica, senza di lui, il Lecce avrebbe con ogni probabilità preso anche la terza rete.

Passiamo a Valentin Gendrey. L’esterno destro francese ha sofferto molto le incursioni avversarie dal suo lato, soprattutto quelle di un intraprendente Dimarco, ma comunque ha offerto una prestazione sufficiente (6.4 il suo voto per Sofascore). Il suo score parla di 4 salvataggi, un tiro bloccato e un’intercettazione. Ha però subito gli esiti di 2 dribbling, ha vinto solo un contrasto a terra su tre e un duello aereo su due, perdendo il possesso del pallone per ben 11 volte. Si è però prodotto in 53 tocchi e in una precisione dei passaggi dell’80%, offendo un passaggio chiave per i compagni. 

La heatmap di Valentin Gendrey elaborata da Sofascore per Lecce-Inter 1-2

 

Sull’altra fascia, Antonino Gallo ha retto meglio l’esordio nel massimo campionato italiano rispetto all’omologo posizionato sull'altro lato (6.5 il suo voto per Sofascore). Difensivamente, ha fatto registrare 2 salvataggi, un tiro bloccato e due intercettazioni. Di contro, non ha vinto alcun contrasto e ha perso il possesso della sfera per 9 volte. In fase di costruzione, Gallo si è fatto carico di 35 tocchi di palla e di una precisione passaggi del 73%, ma su 6 cross, nessuno è arrivato al destinatario e solo due palle lunghe su sei sono state recapitate correttamente. 

La heatmap di Antonino Gallo elaborata da Sofascore per Lecce-Inter 1-2

 

Dopo un inizio choc (ha praticamente perso la marcatura di Lukaku sul gol del vantaggio nerazzurro), Federico Baschirotto è pian piano salito in cattedra, offrendo una prestazione soddisfacente. Ben 10 i salvataggi, un tiro bloccato, 2 intercettazioni e 2 contrasti testimoniano il suo ottimo lavoro, nonostante il punteggio negativo della squadra. In aggiunta, ha vinto due contrasti a terra su tre e tre duelli aerei su quattro (e aveva dalla sua due ‘clienti scomodi’ come Lukaku e Dzeko). Sei i possessi persi e un fallo commesso (quello su Lautaro Martinez, poi sanzionato con l’ammonizione). Ha toccato il pallone in 50 occasioni e ha offerto una precisione di passaggi dell’81%. Ha anche tentato una conclusione (il colpo di testa su calcio d’angolo sul finale) e ha azzeccato 4 lanci lunghi su 6. Per Sofascore, la sua performance è stata valutata con un lusinghiero 7.1.

La heatmap di Federico Baschirotto elaborata da Sofascore per Lecce-Inter 1-2

 

L’assoluto leader del reparto è stato però proprio quell’elemento che non è specificatamente proprio del reparto, ovvero Alexis Blin. Subentrato a Cetin al 21° (in virtù di ciò, il calciatore turco non è giudicabile), il mediano francese ha fatto la voce grossa in difesa: 8 salvataggi, 2 tiri bloccati e 3 intercettazioni, con tre contrasti vinti su cinque complessivi. Ha commesso due falli (per uno dei quali ha subito un’ammonizione, mentre l’altro nel finale ha poi sfortunatamente dato il ‘la’ alla sfuriata offensiva finale dei nerazzurri, premiata dal gol di Dumfries) ma ne ha anche subiti altrettanti. Solo due le palle perse. In fase di impostazione, Blin si è prodotto in 43 tocchi del pallone, ha offerto una spaventosa precisione di passaggi pari al 96%, ha dato un passaggio chiave per i compagni e ha indirizzato alla perfezione le due palle lunghe lanciate in avanti. Con un voto, dato da Sofascore, di 7.2, è risultato il migliore fra i giocatori di movimento del pacchetto arretrato del Lecce.

La heatmap di Alexis Blin elaborata da Sofascore per Lecce-Inter 1-2

 

Nel complesso, la performance tecnico-tattica offerta dalla difesa dei giallorossi è stata senza dubbio positiva, anche se – al netto dei suoi sforzi – la classifica recita un impietoso ‘zero’ alla voce dei punti conquistati. E’ vero però che, continuando il (duro) lavoro impartito da Marco Baroni su movimenti, esercitazioni e analisi delle fasi di copertura, marcatura e sostegno ai compagni, aumenteranno l’intesa, l’affiatamento e, in particolare, la concentrazione dei suoi uomini nei momenti delicati delle partite: quest’ultimo fattore è l’unico neo che, al momento, rappresenta uno scoglio da non sottovalutare nella lotta per restare nel calcio che conta. Siamo certi che i salentini impareranno la lezione e difficilmente si faranno sorprendere in questo modo nelle prossime uscite. Le premesse fin qui mostrate, però, sono meno preoccupanti di quelle che molti, storcendo il naso alla vigilia, paventavano rabbiosamente.

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