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Quando una squadra sbaglia completamente la partita le colpe non sono mai dei singoli, ma sempre del collettivo. E’ un esercizio inutile cercare il colpevole, spesso è una pratica effimera. Quando una squadra che ha nelle gambe più di due gol a partita non riesce a farne neanche uno, vuol dire che non ha preparato bene la gara. Se prende l’ennesimo gol sul nastro di partenza, anche. Quando una squadra perde tutti i contrasti ed arriva in ritardo sulle “seconde palle” vuol dire che non è connessa mentalmente. Non soltanto un elemento o due. Tutti. La cattiveria agonistica, l’intensità, la voglia di mangiarsi l’avversario di turno sono prerogative che non devono mai venire meno, perché sono proprio queste (come ha dimostrato il Pisa) a determinare il risultato. Si, il Pisa, un’onesta squadra di categoria, con pregi e difetti, sulla carta certamente inferiore al Lecce ha dimostrato che con la pressione, con la fame, si possono vincere le partite meritatamente, anche contro avversari più forti. Eugenio Corini è ancora alle prese con il Covid-19 ma al suo posto c’è il secondo, Salvatore Lanna che non è l’ultimo arrivato. La partita l’hanno preparata insieme, anche se il tecnico non poteva essere in panchina. A causa degli incontri ravvicinati hanno pensato, giustamente, di far ruotare gli uomini, almeno quelli che hanno un ricambio (gli uomini per la linea di difesa, come sappiamo, sono contati ed un po’ acciaccati). Il Lecce sulla carta ha una rosa di elementi forti, è stato detto più volte, utili proprio per queste occasioni: alternanza senza snaturare la squadra. Corini ha deciso di far rifiatare il capitano, Marco Mancosu, Massimo Coda, il bomber dando spazio non a due novellini ma a Falco e Stepinski. A centrocampo è rientrato Henderson insieme a Paganini e Tachtsidis (sicuramente stanco avrebbe fatto staffetta), mentre in difesa i soliti quattro Adjapong, Lucioni, Meccariello e Calderoni hanno stretto i denti. Sin da subito il Lecce non è sembrato in partita, il Pisa l’ha aggredito immediatamente trovando anche il gol del vantaggio in contropiede, grazie alla solita disattenzione difensiva. La reazione del Lecce non è arrivata, il Pisa ha raddoppiato. Si è scosso un po’ il Lecce ma in maniera estemporanea, senza convinzione né intensità. Gabriel ha evitato il terzo gol alla formazione toscana. Poi è arrivato anche quello, con la squadra giallorossa ormai in balia degli avversari e Mancosu che giocava da fermo per non aggravare una sopraggiunta noia fisica in vista della prossima partita. Lecce-Pisa non è stata una partita di calcio per i giallorossi, neanche un buon allenamento, ma incubo dal quale la squadra non è mai riuscita ad uscire. Il gol preso a freddo è stato sicuramente pesante, ma c’erano altri novanta minuti per cercare di recuperare il risultato, resettando tutto, così come accaduto a Salerno. Invece niente, la squadra in tutti i suoi elementi, chi più chi meno, non è riuscita a trovare in se stessa la giusta chiave per ribaltare la situazione; non una scintilla, non un contrasto vinto, neanche un piccolo barlume che potesse riaccendere la speranza. Calma piatta. Martedì ci sarà la Spal, l'auspicio è che la squadra riesca a recuperare forze fisiche e convinzione mentale, senza dimenticare mai che per vincere le partite, in qualsiasi campionato, ci vuole la voglia di vincerle. Senza quella si può anche essere più forti, forse, ma il risultato sarà soltanto una sconfitta più dolorosa.
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