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Abbiamo provato a scriverlo più volte, in alcuni casi più preoccupati, in altri meno ma il concetto è sempre lo stesso, facile da capire, evidentemente non da applicare: non basta essere i più forti se poi non si riesce a tradurlo sul terreno di gioco. Pensavamo che ormai il Lecce, i giocatori in campo, l'avessero capito alla luce delle ultime prestazioni. Contro il Venezia invece sono stati fatti due passi indietro, sia sotto il profilo del risultato, dato da un pareggio in recupero, che del gioco, con un Lecce scarico. Quello che si deve capire è che anche le altre squadre sono organizzate ed hanno i punti di forza, magari non vistosi come quelli del Lecce ma ci sono, non bisogna farli emergere. Come? Immettendo in campo, per tutto l'arco della partita, concentrazione, fame, cattiveria agonistica, intensità senza rilassarsi mai, anzi quando il fisico non riesce a “tenere” i ritmi, la fase difensiva deve servire per rifiatare, ordinati, mantenendo le posizioni, gli uomini ed i reparti ben amalgamati. Contro il Venezia è accaduto l'esatto opposto, perchè il Lecce ha iniziato immediatamente la sua pressione, fino al gol di Mancosu, poi, come per magia, pian piano si è spento. Le urla di Corini arrivavano attraverso Dazn fino alle case dei tifosi, il tecnico è stato il primo ad accorgersi che la squadra si era “seduta sugli allori” e cercava di spronarla. Missione fallita. Il Lecce incassa due gol per due stupidaggini che hanno evidenziato ancora di più, se mai ce ne fosse stato bisogno, la fase di spensieratezza che la squadra ha vissuto: sul primo gol Adjapong commette un errore marchiano, cercando e fallendo l'anticipo su Di Mariano il quale scende sulla fascia, Lucioniscivola” occupando la posizione dell'esterno ex Sassuolo, Meccariello fa lo stesso per occupare quella di Lucioni (ed ha un uomo che scende senza palla), mentre Zuta si addormenta, non va ad occupare il posto lasciato libero dal centrale e Forte può colpire di testa indisturbato. Sul secondo gol, sullo spiovente tradotto in rete da Forte, è Paganini che si trova sull'attaccante ed invece di contrastarlo fa una cosa inspiegabile: si gira di spalle. Chiaramente, anche contro una squadra non eccelsa ma ben organizzata, la partita diventa in salita ed anche Corini tarda ad effettuare le sostituzioni, perchè se è vero che gli esterni bassi (entrambi in giornata storta) non può sostituirli non avendo nessuno in panchina, è altrettanto vero che Stepinski non è pervenuto e Falco, vista ormai la chiusura a doppia mandata del Venezia a difesa del prezioso risultato, doveva entrare in campo prima. Infatti è proprio il numero dieci con una serpentina delle sue che riesce a perforare l'attentissima retroguardia lagunare servendo a Coda il pallone del pareggio. La partita si chiude così, con un pareggio e due punti buttati alle ortiche. Attenzione, non pensiamo minimamente che il Lecce possa vincere tutte le gare da qui alla fine del campionato, ma ci aspettiamo sempre che vinca almeno quelle che si mettono sui giusti binari (come quella di oggi) e contro formazioni si organizzate, ma sicuramente non trascendentali.
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