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Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce, rappresenta, insieme al suo club, un modello virtuoso per tutto il sud Italia. Il numero uno giallorosso, infatti, da quando è presidente dei giallorossi ha ottenuto 3 promozioni in 5 anni, due delle quali in Serie A. Adesso l’obiettivo è quello di rimanere stabilmente nella massima serie, sebbene sia ancor più complicato per una neopromossa del meridione.

Il modello Lecce vede una partecipazione minoritaria di forze straniere, ma senza perdere il legame con il territorio. I fondi o le proprietà straniere che hanno acquisito i piccoli club, investendo anche tanto denaro, non hanno finora raggiunto grandi risultati sportivi perché manca una conoscenza del tessuto sociale, del territorio, del campionato che non consente di vincere solo attraverso gli investimenti. 

La Gazzetta dello Sport sta conducendo un’inchiesta per capire come mai esiste ancora un grande divario tra Nord e Sud Italia nel mondo del calcio ed oggi ha intervistato proprio il nostro presidente. Ecco di seguito le sue parole:

ISPIRAZIONE 

Per il mio Lecce guardo molto alla Bundesliga. Molti club in Germania sono legati alla realtà del territorio, con una quota di partecipazione di soggetti esterni. E io non vorrei mai perdere il legame con il Salento”.

TERRITORIO 

Io sono molto orgoglioso di portare in Serie A, alcuni marchi del Salento. Ma fare calcio al sud, nel sud profondo considerando il caso di Lecce è complicato. Viviamo in un contesto nel quale le amministrazioni pubbliche non hanno risorse per accompagnarci. Abbiamo dovuto intervenire con operazioni da alcuni milioni nello stadio. Tutte risorse tolte al club, ma intervenire sulle strutture era necessario”.

PROBLEMA STADI AL SUD

Può essere, non conosco le realtà dei grandi club, ma ho molti esempi al Nord e centro Italia di amministrazioni che hanno potutoti accompagnare i club anche da un punto di vista economico". 

SPONSOR 

“Oltre al problema della infrastrutture c’è però quello della difficoltà di attrarre grandi sponsor. Il tessuto imprenditoriale del meridione è penso anche del Salento che ha molte eccellenze, non avrà mai la stessa capacità di raccolta commerciale del Nord. Il Salento vive da qualche anno un boom sul piano turistico,  livello internazionale, ma non sono fatti che producono un riflesso immediato nel settore sportivo”.

ALTRE DIFFICOLTÀ DEL SUD 

“Per fortuna non esiste più la ritrosia del calciatori ad affrontare un’avventura in questa parte d’Italia. Oggi il Salento piace, non c’è delinquenza è un posto meraviglioso dove si vive bene. Il problema della qualità della vita non ci riguarda”.

PER CRESCERE 

Io credo che bisognerebbe dare un valore al pubblico. Faccio l’esempio del Lecce, ma vale anche per altre squadre del sud: i nostri tifosi seguono la squadra non soltanto in casa, ma anche in trasferta. C’è un indotto, si producono introiti che per il momento spettano alla squadra ospitante. Bisognerebbe pensarci nella redistribuzione delle risorse. In Serie A il Lecce è la sesta o settima tifoseria d’Italia e resta sempre nelle prime dieci. Sarebbe bello se fosse considerato il peso specifico di questo fattore. Per quanto riguarda le gare in casa c’è una contropartita minima, ma in trasferta il fattore non è considerato rilevante. Invece io penso che dovrebbe esserlo: dà valore allo spettacolo”.

SPAVENTA IL RITORNO IN SERIE A?

"No, perché sono per la conservazione del sistema di un tempo, del calcio della gente che non va snaturato. Bisogna restare legati al territorio e insieme guardare altrove. Abbiamo dei soci italo svizzeri e un indonesiano importante che si sta affacciando nel nostro calcio con prudenza. Penso che i fondi possano avere un ruolo importante per la diminuzione della forbice fra Nord e Sud sempre che non si fermino al Nord. La sfida per il futuro è questa dobbiamo attendere i risultati delle prime proprietà straniere nei club piccoli per capire il calcio che verrà”.

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