Due punti persi ed è caccia al colpevole
Una doverosa premessa: noi non cerchiamo colpevoli. E neanche soluzioni. Non è nostro compito, noi cerchiamo di analizzare, al meglio delle nostre possibilità, i fatti. Senza dietrologia.
Il Lecce stava portando a casa tre punti con il minimo sforzo. Probabilmente, anche in vista del turno di Martedì, Corini aveva preparato proprio così la partita. Ritmi bassi, possesso palla, fase difensiva ben articolata, in modo da non correre rischi contro un attacco spuntato. In effetti, in termini di risultato (e non di gioco) l'idea stava anche pagando. Un gol fatto, una sola opportunità per il Pescara che è quasi fisiologico concedere. Esistono gli avversari, anche se difficilmente vengono considerati nei commenti. Con il minimo vantaggio poi, nel recupero, può accadere quello che temi quando non riesci a chiudere le partite. Uno svarione, una disattenzione, un rimpallo, quando gli avversari non hanno più nulla da perdere e si buttano nella speranza di pareggiare. Possono trovare il gol. È accaduto? No. Nulla di tutto questo.
E' successo invece che, per un'uscita di allegerimento sbagliata, gli abruzzesi abbiano guadagnato una punizione, che sia stata battuta male ma abbia subito una deviazione sfortunata, che la palla sia andata sui piedi di un offendente, probabilmente in fuorigioco, lui ed altri due compagni che erano al centro dell'area, si presume quindi con posizione attiva, che l'arbitro ed il suo assistente non abbiano visto nulla e che il Lecce abbia perso due punti d'oro nella rincorsa alle prime posizioni. Questi sono i fatti. Ora possiamo passare a tutte le congetture del mondo: Lecce scarico, sostituzioni sbagliate, esonero allenatore, Tachtsidis si, Maselli no, Mejer ni e Mancosu forse. Su questi argomenti si potrebbe discutere all'infinito, ognuno rimarrebbe della sua idea.
Cerchiamo di leggere la partita così come è stata, senza dietrologia e qualunquismo spicciolo. Corini ha riproposto sin dall'inizio la formazione che aveva vinto le ultime due partite, mantenendo in panchina i "senatori" reduci da acciacchi e recuperati da poco, soprattutto Tachtsidis, scelta saggia, perché con le cinque sostituzioni tutti possono essere necessari e diventare determinanti anche a partita in corso. Nel secondo tempo, dopo aver fatto possesso per oltre sessanta minuti ed in vantaggio di un gol, ha visto la squadra abbassarsi ed ha operato tre sostituzioni, sulla carta legittime. Serviva carburante soprattutto nel mezzo. Maselli mezz'ala destra al posto di uno spento Majer, Mancosu al posto di uno stanco Henderson e Pettinari per Coda che non riusciva più a legare centrocampo ed attacco. Un inciso: Maselli in quel ruolo è stato provato in allenamento (pensate che Hjulmand appena arrivato da un'altra parte del mondo, lo stesso ruolo l'ha ricoperto senza scomporsi), non è lecito pensare che un allenatore faccia il commercialista o l'avvocato o il salumiere per tutta la settimana, poi arrivi in panchina e operi le sostituzioni lanciando la monetina. Perchè non è così, sono professionisti e le scelte che si fanno durante la partita sono provate e ponderate. Poi, possono anche non pagare in termini di rendimento, ma questa è un'altra storia. Noi le valutiamo dopo, loro devono farlo prima. È accaduto in effetti che le scelte non abbiano pagato ed il Lecce abbia continuato ad arretrare; man mano che passavano i minuti il Pescara acquistava campo e coraggio, doveva recuperare un gol, ma oltre a questo nient'altro. I giallorossi, nonostante i nuovi entrati, ripartivano a fatica, Maselli non trovava la posizione, di Mancosu ci siamo resi conto che fosse in campo solo a causa dell'ammonizione rimediata, Pettinari cincischiava. Nel frattempo, Hjulmand e Bjorkengren che avevano retto il centrocampo da soli (Majer prestazione incolore) calavano atleticamente. Corini ad una manciata di minuti dalla fine inseriva anche Tachtsidis e Paganini (ingiudicabili, poco tempo in campo per loro), passando al 4-5-1. Degli avversari, nonostante la pressione, non si avevano notizie. Fino alla punizione di cui vi abbiamo raccontato prima, ad un minuto alla fine del recupero. Questa è la nostra visione della partita, con tanta rabbia si, ma senza catastrofismo. Tra Brescia e Pescara il Lecce ha lasciato per sfortuna, incapacità propria o altrui, quattro punti che erano già in tasca.
La batosta è stata durissima, visti i risultati delle contendenti, il turno era favorevole al Lecce. Martedi si gioca di nuovo, la squadra deve avere l'abilità e la forza di voltare immediatamente pagina. Il campionato è ancora molto lungo e la squadra deve lottare fino alla fine per raggiungere la migliore posizione possibile in classifica.
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